C ’è una storia parallela a quella grandiosa della magnogreca Taranto, forse meno nota, ma non meno priva di gloria. È l’epopea dei Messapi, popolo fiero ed evoluto, che mai si fece soggiogare dall’espansionismo tarantino. Manduria le deve molto: origini, tesori archeologici, tradizioni ancestrali. E un diffuso senso di eterno, capace nello stesso tempo di straniare e conquistare il visitatore.

Ancora oggi, infatti, la città rivela la sua antichità principalmente nel Parco Archeologico, il più imponente della civiltà messapica: in 16 ettari, tre cinte murarie megalitiche, una necropoli di oltre 1300 tombe, un antico santuario dell’acqua con un “miracolo naturale”, una cripta medievale di culto bizantino, interamente affrescata.

Ma di Manduria sorprende anche il suo suggestivo centro storico, brulicante di pub e ristorantini, che si dipana in vicoli selciati, un’antica giudecca e palazzi di notevole interesse architettonico, alle spalle del maniero settecentesco che domina la piazza principale. E di lì appresso le tante bellissime chiese, testimonianze vive di arte e di fede dal ‘500 al ‘700, e due musei, uno archeologico e uno dedicato alle due guerre mondiali.

Poi ci sono le marine. 18 chilometri di costa, puntinata da cinquecentesche torri anti-saracene, quasi del tutto sabbiosa e ad accesso libero, bagnata dalle acque più cristalline dello Ionio. Esperienze di diving, escursioni in barca, ristoranti e dehors sul mare da soli valgono la vacanza. Ma la bellezza qui può di più: intatte aree naturalistiche, contenute nelle Riserve del Litorale Tarantino Orientale, conservano specie faunistiche e botaniche protette tutte da scoprire. Come quei fenicotteri rosa che hanno eletto questi posti a loro casa, diventando il simbolo di un nuovo turismo ambientale.

Anche il gusto a Manduria vanta mille armi di conquista. Una gastronomia in grado di rileggere in chiave moderna l’eredità della tradizione, che è fatta di sapori principalmente terranei (pasta fatta in casa, sughi densi, involtini di carne, verdure di campo, legumi), ma che al mare concede l’imperdibile freschezza del pescato locale.
E su tutto un vino che ormai è diventato principe delle tavole di tutto il mondo. Il filo rosso del Primitivo di Manduria Dop e Dcg attraversa la maestà rigogliosa dei vigneti, macchia del suo impenetrabile rosso le cantine, si intesta un museo contadino che vale la visita. Sino a versarsi in un bicchiere e dare un sapore all’eternità.

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